giovedì, novembre 30, 2006

sports car!



With this car you can do whatever you want!!!

mercoledì, novembre 29, 2006

L'IDENTIKIT DEI LAUREATI ITALIANI

Cosa c'entra con i Balcani?
Nulla, ma fa riflettere sul NOSTRO Paese e su come è gestito (penosamente).
(Tratto dal Corriere della Sera)

Guadagna mille euro al mese, ha un lavoro precario e per trovarlo si affida ancora alla raccomandazione. È questo l'identikit che emerge dall'indagine sulla «condizione occupazionale dei laureati italiani 2005» condotta da Almalaurea, il consorzio che raggruppa 45 atenei e che ha coinvolto 74 mila laureati (comprese, per la prima volta, le matricole che hanno concluso gli studi con una laurea triennale).

CONTRATTI - Il primo dato che emerge dalla ricerca è l'aumento della precarietà: nel 2005, infatti, il 48,5% di chi ha conseguito la laurea l'anno prima ha un cosiddetto contratto atipico, il 7,1% è senza contratto e il 4,8% ne ha uno d'inserimento (formazione lavoro e apprendistato). In pratica solo il 39,2% può vantare un lavoro a tempo indeterminato, situazione quindi notevolmente peggiorata rispetto a quattro anni prima: nel 2001 infatti il 45,7% dei giovani laureati da un anno aveva già in tasca un contratto a tempo indeterminato ed era solo del 37,4% la percentuale degli atipici. A sorpresa, inoltre, si scopre che il contratto a tempo determinato caratterizza il pubblico impiego più del privato (25 laureati su cento contro i 38 su cento nel pubblico). Anche il contratto di collaborazione prevale ampiamente nel pubblico dove costituisce la forma prescelta per 40 occupati su cento (30 su cento nel privato).

TITOLI VINCENTI - E i corsi di laurea che spalancano più rapidamente le porte a chi ha concluso gli studi da un anno? La solita Ingegneria resta sempre al comando, seguita da Insegnamento, Architettura e area chimico-farmaceutica. Ma la vera novità sta nel fatto che i «vituperati» corsi di area umanistica pagano dazio ai corsi di area tecnico-scientifica solo a un anno dalla laurea (60,3% gli occupati scientifici contro il 50,4% degli umanisti) ma a lungo termine, dopo cinque anni, gli umanisti rimontano prepotentemente e raggiungono la parità (86% a testa).

BUSTA PAGA - Ma almeno, raggiunto l'agognato posto di lavoro, i giovani dottori si ritrovano con una busta paga adeguata? Neanche per idea. A meno di non considerare adeguati i 997 euro (netti) guadagnati in media da chi si è laureato nel 2004. Non certo un capitale, specie se consideriamo che nel 2002 chi si era laureato un anno prima guadagnava in media 1.015 euro netti. Naturalmente l'aspetto retributivo si modifica quando si va a verificare che cosa cambia considerando il sesso e l'area geografica: gli uomini guadagnano 1.136 euro al mese e le donne 885; inoltre a cinque anni dal titolo i guadagni mensili netti dei laureati (senza distinzione di genere) che lavorano al Nord (1.366 euro) sono più elevati rispetto a quelli di chi lavora nel Centro (1.281 euro) e soprattutto al Sud (1.191) euro.

COME SI TROVA IL LAVORO - Infine le modalità d'ingresso nel mondo del lavoro. In tempi di riforma del mercato occupazionale, di agenzie interinali e collocamento privato a quale sistema ricorrono i laureati? Per lo più (il 47,6%) all'iniziativa personale e al contatto attraverso la segnalazione di parenti e amici. A ciò bisogna aggiungere un 6% (era il 2,1 nel 2001) che richiede esplicitamente di essere segnalato ai potenziali datori di lavoro. Insomma un inno alla raccomandazione. Del resto, l'Italia è nettamente in testa alla classifica Ue come il Paese che usa di più la raccomandazione come modalità di ingresso nel mondo del lavoro. «Alla luce di questa indagine — fa notare Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea — emerge un quadro particolare: in Italia avremmo bisogno di più laureati per allinearci alle altre realtà europee e mondiali. Per capirci, abbiamo una percentuale di laureati inferiore a quella del Messico e appena superiore a quella della Turchia. Ma se dovessimo raddoppiare la quota di laureati, il nostro mercato del lavoro, che già annaspa, sarebbe in grado di assorbirli?».

martedì, novembre 28, 2006

NEWLY EXPANDED WWII MEMORIAL OPENS IN CROATIA SANADER: SEĆATI SE USTAŠKIH ZLOČINA


EN

ZAGREB -- A newly expanded memorial at Croatia's infamous Jasenovac camp will open today.

A glass wall bearing the names 70,000 World War II concentration camp prisoners — a quarter of them children — is the focal point of the new memorial.

The ceremonial opening, which was to be attended by Croatian government officials and Jewish, Serb and Roma representatives — whose people suffered in the pro-Nazi Croat regime's 40 WWII camps — marks another step in Croatia acknowledging its vicious past after years of seeking to justify it.

A memorial was first built on the site in the 1960s and new work on the center was financed by the government with support from Israel's Yad Vashem Holocaust Memorial and the Holocaust Museum in Washington.

Between 1941-45, thousands of those regarded "undesirable" by the WWII Croatian puppet state were taken to Jasenovac, where they were starved, tortured and killed.

The 1990s nationalist government of the late President Franjo Tudjman sought to diminish the Jasenovac crimes and revisionists put the number of those killed there at 35,000. Some Serbs claim 700,000 of them lost lives here.

Independent researches today estimate between 56,000 and 97,000 died at Jasenovac and Croatia's pro-Western governments that took power after Tudjman's death in 1999 denounced Nazism and fascism.

The head of the memorial, Nataša Jovičić insists the list is not complete and will be updated as new information arrive.

Jovičić, who also lost relatives in Jasenovac, said "a crime of genocide was carried out here on tens of thousands of people who had names." The list's aim was to "present victims by showing their individual fates, collective and individual suffering, their plans and hopes that were destroyed when their lives were taken."

The memorial also contains a multimedia information center, display of artifacts — including shackles, bandages for Jews, a drawing notebook of a child inmate and a woman's book of recipes — and an education center, where visitors could learn about fascism, Nazism and Holocaust.

SHB

Jasenovac -- Otvorena je nova stalna postavka Memorijalnog muzeja Spomen-područja Jasenovac. Sanader: Ne zaboraviti ustaške zločine.

Svečanosti otvaranja postavke, koja sadrži poimenični popis žrtava Jasenovca, su, uz preživele logoraše, predstavnike političkih stranaka, diplomatskog kora i verskih zajednica, prisustvovali i predsednik Hrvatske Stjepan Mesić, predsednik parlamenta Vladimir Šeks i premijer Ivo Sanader, koji je poručio da se ustaški zločini ne smeju zaboraviti.

Mesić je rekao da novi Memorijalni muzej i Obrazovni centar imaju zadatak da informišu mlade o onome što je ustaški režim zaista bio, dodajući da "u novoj postavci treba da važi jedan zakon, a to je zakon istine".

Izrazivši u ime države poštovanje svim žrtvama Jasenovca, Sanader je rekao da se istina ne sme skrivati niti zaboraviti, te da ona ne može imati dva lica.

Rekavši da je Spomen-područje bitan deo hrvatske i evropske baštine, Sanader je napomenuo da će taj memorijalni muzej poučavati "da se ne zaborave zločini ustaškog režima".

Poimeničan popis 69.842 žrtve

Centralno mesto nove muzejske postavke zauzima "Poimeničan popis žrtava Koncentracionog logora Jasenovac", koji su izradili kustosi Spomen-područja i koji sadrži biografske podatke postradalih, podatke o etničkoj pripadnosti, načinu, mestu i vremenu stradanja, kao i izvore u kojima se svaka žrtva navodi poimenično.

Prema aktuelnom popisu, u jasenovačkom koncentracionom logoru i logoru u Staroj Gradiški ubijene su 69.842 osobe, od kojih 39.580 Srba, 14.599 Roma, 10.700 Jevreja, 3.462 Hrvata, kao i pripadnici drugih narodnosti.

Kako bi posetiocima omogućili uvid u što veći broj dokumenata, fotografija i druge muzejske i arhivske građe koja govori o zločinu, autori postavke multimedijalno su prikazali građu o logoru i pružili neposredan doživljaj ličnih svedočanstava žrtava zločina.

Baza podataka sadrži 35 obrađenih tema vezanih za osnivanje kvislinške tvorevine NDH, njene veze sa fašističkom Italijom i Trećim rajhom, informacije vezane za logor u Jasenovcu, ali i druge logore u Hrvatskoj, prikupljene biografije žrtava logora, s posebnim naglaskom na decu.

Spomen-područje Jasenovac osnovano je 1968. godine, a pre dve godine obnovljen je spomenik "Cvet" u Spomen-području, rad arhitekte Bogdana Bogdanovića.

lunedì, novembre 27, 2006

SERBIA: OMICIDIO DJINDJIC, TESTIMONE COINVOLGE COVIC E SESELJ


SERBIA: OMICIDIO DJINDJIC, TESTIMONE COINVOLGE COVIC E SESELJ

Belgrado, 23 nov. - (Aki) - Un testimone protetto, Dejan Milenkovic Bagzi, ha dichiarato oggi al tribunale di Belgrado che due politici di spicco sarebbero coinvolti nell'omicidio del primo ministro Zoran Djindjic nel marzo del 2003. Bagzi, comparso nel processo sull'omicidio di Djindjic, che va avanti da tre anni, ha affermato che Nebojsa Covic, vice premier nel governo di Djindjic, e Vojislav Seselj, leader del Partito Radicale Serbo ultranazionalista, sarebbero stati a conoscenza del piano per uccidere Djindjic.
Bagzi ha riferito al tribunale che la decisione di uccidere Djindjic è stata presa da un ex capo di un'unità speciale di polizia chiamata 'berretti rossi', Milorad Ulemek Legija, e da un membro di una banda criminale, il clan Zemun, Dusan Spasojevic. Bagzi era membro della banda che ha pianificato l'omicidio di Djindjic ed ha partecipato a vari attentati alla vita dell'ex premier, tutti falliti. E' poi fuggito in Grecia, dove nel 2004 è stato arrestato ed estradato in Serbia."Legija disse di avere l'appoggio di Covic e Seselj sapeva in anticipo che Djindjic sarebbe stato ucciso", ha dichiarato Bagzi alla corte. Legija si è arreso alla polizia a maggio dello scorso anno ed attualmente è sotto processo con altri quattro ex membri dei 'berretti verdi', mentre Seselj si è consegnato al Tribunale Internazionale per Crimini di Guerra nell'ex Jugoslavia (ICTY) tre settimane prima dell'omicidio di Djindjic e sarà processato per crimini commessi in Croazia e Bosnia.
Covic ha definito menzogne le affermazioni del testimone: "Non ho mai visto nè sentito parlare di Bagzi e non ho mai avuto alcun contatto con lui o con gli altri membri del clan Zemun". Il vice di Seselj, Tomislav Nikolic, ha osservato che se Bagzi avesse voluto dire la verità non avrebbe atteso così a lungo. Sia Covic che Nikolic hanno detto che la testimonianza di Bagzi è in funzione della campagna elettorale per le legislative di gennaio 2007.

Serb nationalist boycotts trial




Seselj stands accused of crimes in the early 1990s
The ultra-nationalist Serbian politician Vojislav Seselj has refused to attend the start of his war crimes trial at the UN tribunal in The Hague.
The leader of the Serbian Radical Party, the biggest party in Serbia's parliament, was expected to defend himself against the charges.

He has been on hunger strike for two weeks and is said to be getting weaker.


Mr Seselj is charged with forming a joint criminal enterprise with former Yugoslav President Slobodan Milosevic.

He also faces similar charges in connection with the fugitive former Bosnian Serb leader Radovan Karadzic between 1991 and 1993.

His case is likely to echo that of Milosevic, who died in custody in the tribunal's detention unit in March, says the BBC's Geraldine Coughlan in The Hague.


It had been half-expected that Mr Seselj would not attend the first day of his trial, after he began a hunger strike in his cell two weeks ago, and refused to attend a pre-trial hearing last week.

He is demanding the right to choose his own stand-by defence lawyer - and unrestricted visits from his wife.

Vojislav Seselj is charged with the extermination and deportation of non-Serbs from Bosnia and Croatia, along with his old ally, former President Milosevic.

Like Milosevic, Mr Seselj refuses to recognise the court and insists on acting as his own lawyer.

His trial has also been delayed because of what the court describes as his disruptive behaviour during proceedings.

This poses a real problem for the judges, who have to balance Vojislav Seselj's right to a fair trial with the interests of justice. (BBC)

Bandiera della Jugoslavia che fu