mercoledì, novembre 18, 2009

Vukovar



Oggi sono 18 anni.

E' il compleanno del dolore di Vukovar, una cittadina croata sulle rive del Danubio il cui nome oggi non evoca più nulla ma che - tanto tempo fa - ci aiutò a capire cosa stava accadendo oltre Adriatico.

Era il 18 Novembre del 1991: dopo un assedio barbaro durato tre mesi, le poche migliaia di cittadini sopravvissuti nelle cantine e qualche centinaio di militari si arrendevano all'esercito jugoslavo e alle milizie paramilitari serbe (Arkan e Seselj per capirci), in una città rasa al suolo e completamente isolata da ogni contatto con il mondo esterno.

Ma il loro dramma non era finito: i prigionieri furono giustiziati e gettati in una fossa comune, molti civili (tra cui i feriti ricoverati nell'ospedale di Vukovar, deliberatamente bombardato ogni giorno) ammazzatti sul posto o deportati in Serbia, e in tanti non hanno più fatto ritorno.

Era lo stesso sistema che sarebbe stato poi applicato in Bosnia dagli stessi protagonisti.

Il giornalista Siniša Glavašević, unica voce di Vukovar che arrivasse al mondo in quei tre mesi di inferno, trasmise al momento della resa per radio la sua ultima corrispondenza, prima di essere anch'esso trucidato.

Se Vukovar sta tornando a vivere è anche merito suo, e del coraggio dei suoi cittadini.



"L'immagine di Vukovar alle 22 dell’ ottantasettesimo giorno dell’assedio rimarrà in eterno nella memoria dei testimoni di questo tempo. Dappertutto si sente un forte odore di incendio, di combustione. Camminiamo sui corpi straziati e sulle macerie. Dappertutto c’è vetro, detriti e raccapricciante silenzio. ... Ci auguriamo che i tormenti di Vukovar siano finiti".




Bandiera della Jugoslavia che fu