giovedì, ottobre 02, 2008

Il mio grasso grosso matrimonio serbo (Волим Вас, браћа)



Colpevolmente in ritardo (dovevo preparare un concorso pubblico sostenuto stamane e dagli esiti assai incerti) ecco il resoconto del mio ultimo tour in Serbia.
Motivo del viaggio è stato il matrimonio degli amici Milan e Vanesa, convolati a giuste nozze in quel di Pozarevac Domenica 21 Settembre.
Ma andiamo con ordine.
Primo problema: il volo Malpensa - Belgrado è gestito da Alitalia, quindi (erano i giorni della tempesta) il rischio di non trovare più l'aereo era concreto, ma fortunatamente a Beograd ci sono arrivato.
Tempo inclemente, piove e fa freddo, ma Belgrado è splendida a prescindere dal meteo ( e poi con il clima rigido la sljivo si apprezza di più). La città è caotica come sempre, giornali e tv parlano soprattutto del futuro politico dei radicali e di Nikolic, del prossimo Consiglio dell'Unione Europea ( che raffredderà abbastanza le speranze serbe per un ingresso "rapido" in Ue) e dalla battaglia politica che il Presidente Tadic porterà davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per poter adire la Corte Internazionale di Giustizia sulla legittimità dell'indipendenza kosovara (mio pronostico: ce la farà; valenza politica e pratica che avrà la sentenza della CIG, simbolica, semprechè la Corte non si dichiari pilatescamente incompetente a decidere sulla questione).
Sui muri del centro il solito manifesto stilizzato con la scritta Србин (Serbo): stavolta il volto non è più quello del ragazzo morto durante l'assalto hooligan all'ambasciata americana bensì quello di Karadzic, nella sua versione più conosciuta e presentabile (non quella del dottor Dabic insomma).
La sensazione è che ormai il nazionalismo stia comunque scivolando in netta minoranza, ed è una bella sensazione.
Passiamo a qualcosa di più gastronomico: dove si mangia proprio bene e a Skadarlija, il quartiere (o meglio la via) bohémien di Belgrado; consiglio il Sesir Moj, il mio preferito, dove non mi sono fatto mancare una superba Karadjordjeva Snicla (involtino impanato di carne di vitello ripieno di Kajmak). E non parliamo dell'Ajvar..
Il tutto annaffiato da una(?) buona bottiglia di Vranec.
Nella mia permanenza ovviamente non sono mancate pljeskavice, raznjci e punjene paprike (ma stavolta niente sarma ora che ci penso).
E veniamo alle Nozze: cerimonia ortodossa, davvero particolare per chi è abituato alle nostre.In Chiesa si sta in piedi per tutto il tempo della funzione, che di fatto è un monologo del sacerdote, il quale legge una specie di formulario a velocità impressionante, interrompendosi di tanto in tanto per alcuni canti.
Il momento più emozionante è quando sposi, testimoni e sacerdote fanno alcuni giri intorno all'altare spargendo incenso, e i nubendi indossano una corona (si una proprio una corona!).
All'uscita dalla Chiesa manca l'abitudine nostrana (e ho scoperto anche greca) di tirare il riso: in Serbia si lanciano monete, prontamente raccolte da alcuni bambini rom presenti con i propri parenti e i loro strumenti musicali tradizionali alla Kusturica.
Gli sposi non erano proprio dell'idea di avere la banda, ma questi stazionano davanti alla Chiesa in attesa di matrimoni, e a me - come immaginerete - la cosa non è dispiaciuta affatto (anzi avevo protestato perchè volevo la banda zigana a tutti i costi).
La parte ristorante è più o meno come da noi, tanta allegria, tantissimo cibo (strano in Serbia eh?) e tantissima rakija.
Ultima citazione è per il sottoscritto: a grande richiesta non ho potuto esimermi dal cantare "O Sole Mio", giusto per portare un pò del mio Paese al mio secondo Paese, a cui voglio sempre più bene.

Ah dimenticavo..
L'ultimo giorno anche un bel burek.
Era per colazione.

martedì, settembre 30, 2008

Italijanska Zastava


BELGRADE -- Government and Fiat representatives have signed a contract on joint investment in Zastava in Belgrade today.

The contract, worth around EUR 950mn and expected to create some 5,000 new jobs, was signed by Economy Minister Mlađan Dinkić and Fiat Group Chairman Sergio Marchionne, on behalf of the Serbian government and Fiat respectively.

Under the agreement, the new joint company, in which Fiat owns a 67 percent stake and the Serbian government the remaining 33 percent, becomes the owner of the Zastava factory’s assets. The contract envisages an initial investment by Fiat of about EUR 700mn, with the Serbian government contributing more than EUR 200mn.

The government also signed a memorandum of understanding with Iveco and M agnetti Marelli for the production of buses, special vehicles and automotive components.

The document also provides for the formation of two new joint companies where the Italians would own a 70 percent stake, and the Serbian government 30 percent.

The starting investment of these companies would be about EUR 240mn.

The signing of the agreement was attended by Italian Foreign Minister Franco Frattini, Serbian President Boris Tadić and Prime Minister Mirko Cvetković.

Tadić said that the agreement with Fiat was of special political importance because the close relationship between Serbia and Italy and its readiness to help in Serbia’s European integration had now been underpinned in the economic sphere as well.

“This is a big day for Serbia, for Fiat and Italian industry. After 50 years, this is a new beginning and that is why I share the pride of Serbian citizens at having one of the world’s largest com panies and Italy’s largest company in Serbia once again,” Tadić said after the signing.

He said that besides the 5,000 jobs that would be created, he expected increased employment opportunities in other sectors as well, adding that the deal marked a new economic dawn for the Šumadija region and all of Serbia.

The president said that the role of the government, state and president was to offer a chance to Serbian citizens to showcase their capacities, because that was the only way to compete with the rest of the automotive industry worldwide.

Cvetković expressed his happiness at signing the agreement with Fiat. He said that the deal would have several positive knock-on effects, the first of which would be the chance to attract other large investments to Serbia.

The prime minister said after the signing that he expected a positive impact on the country’s foreign-trade balance, with the deal expected to bring in EUR 1 bn in exports.


BELGRADO - É il più grande accordo economico firmato da quanto è arrivato al Lingotto nel 2004. L'amministratore delegato di Fiat Group, Sergio Marchionne, punta sulla nuova Serbia per costruire auto, e in seguito anche autobus, veicoli speciali e componenti automotive con i marchi Iveco e Magneti Marelli.

Un investimento imponente – il più grande da parte di un soggetto estero nel dopo-Milosevic – che conferma la volontà di Torino di puntare su un Paese che potrebbe presto avviare l'iter di candidato all'ingresso nella Ue, posizione sostenuta dall'Italia e confermata ieri dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, volato nella capitale serba anche per approfondire i dossier politici.
Nel Palazzo della Federazione, nel quartiere Novi Beograd, c'era ieri il presidente della Serbia, Boris Tadic, il premier Mirko Cvetkovic e firmatario per il Governo, e il ministro dell'Economia, Mladjan Dinkinc, che peraltro fu giovane stagista in Fiat una ventina d'anni fa a Torino. Con l'intesa siglata ieri – che segue il memorandum del 30 aprile, firmato peraltro in piena crisi diplomatica tra Roma e Belgrado per il riconoscimento del Kosovo, terminata ufficialmente il 28 luglio con il ritorno dell'ambasciatore Raskovic-Ivic – è nata la joint venture tra il gruppo torinese (67%) e il governo serbo (33%) che acquisirà le attività della storica casa automobilistica locale Zastava, con sede a Kragujevac, quarta città del paese (200mila abitanti), a 140 chilometri a sud est della capitale.

Marchionne ha rilanciato la sua strategia «di alleanze mirate con partner di primaria importanza» che vedono, al di là dell'Adriatico una regione strategica. Dopo quello in Polonia, l'avvio della produzione di automobili in Serbia «è un tassello fondamentale per lo sviluppo collettivo del gruppo Fiat e il più significativo in termini di potenziale: abbiamo aspettato un bel po' di tempo per trovare un Paese che ci avrebbe ospitato», ha aggiunto dopo l'annuncio ufficiale di investimenti che possono arrivare complessivamente a «circa 940 milioni di euro e oltre 4.700 dipendenti diretti nei tre stabilimenti». Il primo stabilimento è quello esistente: la joint venture vi investirà 700 milioni con un contributo del governo serbo di 200 milioni, che comprende un pagamento in contanti di 100 milioni, un prestito di 50 e altri contributi tra i quali esenzioni fiscali e programmi di formazione.

Sempre ieri è stato firmato anche un memorandum di intesa che riguarda Iveco e Magneti Marelli: con il Governo sarà esplorata la possibilità di creare due nuovi insediamenti produttivi nei business degli autobus e dei componenti per l'industria automotive: «Se anche queste due operazioni andranno in porto prevediamo di produrre 2.200 autobus l'anno e componenti e ricambi in plastica, sospensioni, sistemi di scarico e illuminazioni automotive sia per il mercato nazionale che per quelli esteri». Produzione che, sempre in base allo schema 70%-30%, sarebbe operativa entro il 2012. Per ora di certo ci sono le 200mila vetture l'anno, con possibilità di crescere fino a 300mila unità e destinate al 90% all'export che sfornerà l'attuale impianto di Zastava a Kragujevac, il quale «beneficerà degli standard di produzione Fiat» secondo l'approccio produttivo "zero scarti, zero difetti, zero rotture e zero inventari".

Riserbo assoluto su quali saranno i nuovi modelli di classe A e B che Fiat produrrà in Serbia. La produzione delle nuove auto marchio Fiat inizierà dunque entro la fine del 2009, nonostante i venti gelidi della crisi finanziaria: «Come è risaputo gli obiettivi che il gruppo Fiat si è dato sia per quest'anno e sia per il prossimo biennio sono stati annunciati nel novembre del 2006. Era impossibile, allora - ha precisato l'a.d. - immaginare la crisi che avrebbe colpito i mercati finanziari, ma nonostante questo non abbiamo spostato i nostri obiettivi. Non solo. Li abbiamo confermati e li confermiamo tutti». Il Lingotto gode infatti di una «situazione finanziaria solida, che ci consente di far fronte ai nostri fabbisogni» e pertanto è capace di «navigare in acque agitate mantenendo ferma la rotta prefissata».

La Fiat, insomma, ritorna il Serbia, dove lavora proprio con Zastava da 50 anni. A interrompere la cooperazione tra le due case automobilistiche furono i bombardamenti Nato di fine anni Novanta, dopo che la prima Campagnola era uscita dagli stabilimenti Zastava, su licenza Fiat nel 1953. «Il mondo è cambiato, la Serbia è cambiata - ha aggiunto Marchionne - siamo disposti a fare quello che è necessario per aiutare lo sviluppo economico del Paese, ovviamente nell'ambito dello sviluppo internazionale del gruppo».

Frattini ha ribadito la volontà di incoraggiare la Serbia ad avere lo status di candidato alla Ue entro l'anno prossimo: esiste una sola alternativa alle «pulsioni nazionaliste, quella di una vocazione europea».
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Bandiera della Jugoslavia che fu