venerdì, marzo 02, 2012

La Serbia ottiene la candidatura all'ingresso nell'Unioe Europea



Alla fine la Serbia ha ottenuto lo status di Paese candidato.
Al termine della riunione di ieri dei Capi di Stato e di Governo dei ventisette la decisione tanto agognata è stata presa.
Si tratta ovviamente di un passaggio storico, anche se rimane da vedere con quale tempistica si darà avvio ai negoziati di adesione.
Ad ogni modo il segnale è importante e irreversibile: l'indicazione europea è che vi è fiducia nel Paese, nella sua stabilità e nelle sue prospettive e l'attenzione degli investitori esteri, di cui Belgrado ha grande bisogno, non potrà che registrare una nuova spinta.
L'Italia già da anni si muove in questa direzione: a parte le molte aziende di casa nostra (Fiat in primis) già attive sul territorio serbo, è notizia recente che una linea di credito del valore di 30 milioni di euro è stata messa a disposizione dal Governo Italiano per il supporto delle Piccole Medie Imprese serbe e delle Aziende Municipalizzate Locali. Il credito approvato è legato: fino al 70% dei fondi sarà utilizzato per l'acquisto di beni e servizi di origine italiana, mentre il rimanente 30% potrà essere utilizzato per coprire costi locali.
L'anno precedente l'importo era stato di 15 milioni.

E mentre la Serbia parte verso l'avventura europea, la vicina Croazia è invece quasi al traguardo: i vari Stati stanno ratificando l'adesione di Zagabria (il nostro Parlamento lo ha fatto all'inizio di questa settimana, trovate i testi ufficiali sul sempre ottimo sito di RobertoInserisci link

mercoledì, febbraio 29, 2012

La Serbia rallenta la sua marcia verso l'Europa. Colpa dei Valacchi...



La riunione dei ministri degli esteri dell'Unione, ieri a Bruxelles, sembrava destinata a concedere ufficialmente alla Serbia il tanto sospirato status di Paese candidato all'ingresso nell'Unione.
Ma come spesso succede nei bizantinismi comunitari qualcosa è andato storto.
All'ultimo momento il summit non ha raggiunto l'unanimità dei consensi poichè il ministro degli esteri di Bucarest, Diaconescu, ha specificato che il suo Paese condiziona l'ammissione di Belgrado al salotto europeo ad una maggiore tutela della minoranza etnica dei Valacchi residente nello stato serbo.
Immagino che gran parte dei suoi colleghi (se non tutti) si siano domandati chi siano questi benedetti Valacchi.
Rumeni di Serbia? Serbi di origine rumena?
Andiamo con ordine: la Costituzione serba prevede la tutela delle minoranze etniche, e prevede tra queste la minoranza rumena (cittadini serbi di lingua rumena) insediata nell'area orientale del Paese (nota come Banato) a ridosso del confine con l'Ungheria, e composta di circa 40.000 individui, e la minoranza Valacchia, popolazione di (remota) origine rumena, che ha una propria lingua che si potrebbe definire un serbo-rumeno o il contrario - fate voi - ed ha un proprio organismo di rappresentanza, il Consiglio Nazionale dei Valacchi, il cui Presidente Dragojevic ha dichiarato che tale comunità non solo non si sente oppressa dal governo di Belgrado, ma soprattutto non si considera di etnia rumena, almeno nella sua stragrande maggioranza.
I Valacchi (circa 50.ooo, ) vivono in gran parte nella zona di Timocka Kraijna, al confine con la Romania e sono considerati eredi della popolazione che viveva nella Dacia romana, oltre ad essere presenti in molti altri stati dell'area balcanica.
La mossa di Bucarest sembrerebbe orientata ad etichettare questa comunità come rumeni a tutti gli effetti.
Alla fine il semaforo verde per Belgrado dovrebbe comunque arrivare tra domani e venerdì dal summit dei Capi di stato dell'Unione (il consiglio dei Ministri degli esteri ha infatti espresso una raccomandazione in tal senso) ma non si può negare che una volta di più l'Unione europea abbia fatto una magra figura, permettendo ad uno dei suoi membri di approfittare del proprio status per sobillare questioni provinciali ad uso e consumo della propria politica interna, in un momento di crisi generale delle istituzioni comunitarie nel quale lo spirito europeo dovrebbe invece essere tenuto ancora in maggior considerazione e perseguito con maggior rigore.
Nell'interesse di tutti, anche dei Valacchi.

Bandiera della Jugoslavia che fu