venerdì, novembre 03, 2006

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lunedì, ottobre 30, 2006

SERBIA: NUOVA COSTITUZIONE 2: RETROSCENA

Commento scritto qualche giorno addietro da un caro amico serbo.

New constitution is schoolbook example of straw man tactic. And it is result of complex but obvious power play among parties - nothing to do with ustav as such.
Kostunica promised few things when he become PM, most important of them were:

- that he will protect union with Montenegro - failed,
- that he will continue EU integration "with dignity" (read: no extradition to ICT) -failed,
- that he will reconsider all privatisation procedures (he was accusing Djidjic of foul play with privatisation and that he will fix it) - failed, situation even worse - privatisation is slower with more affairs
- that he will protect Kosovo - bound to fail, finally,
- that he will make new constitution.
As you can see - only last one is left for him to do before next elections. And he created preamble of constitution with sentence saying that Kosovo is inseparable part of Serbia, so that he creates some illusion that he is trying to protect Kosovo.
He agreed that if other parties agree on constitution he will call for early elections, something that democrats and radicals are asking for some time now.

That is why everybody are supporting it. Democrats expects that (giving that Tadic is most popular in polls) they will have best result now, before status of Kosovo is decided, which many believe will contribute to popularity of radicals (I contest this).

Radicals want it because if it is written that Kosovo is Serbian, they can say after Independence that it is unlawful, that international community is violating Serbian constitution (read - "international conspiracy against Serbs") and most important - they can attack Tadic that he is not defending our territory as president and (they hope) damage his population and credibility (I contest this also).

Finally, there are minor parties that are against it because they can use fact that they are only voice against and it gives them TV time which they would normally never get. These include liberal-democratic party (always against everything) and Liga Socijaldemokrata Vojvodine, they are dying party and they are trying to receive some attention by claiming that they are representing Vojvodina - truth is that they do not have support even in Vojvodina.

Nobody, with exception of few NGOs is seriously analysing constitution itself. Kostunica's campain is saying "if you suport ustav you will defend Kosovo, and make modern Serbia", and at the same time it is his shield agains everything (question:"mr PM is it true that your ministers tempered with votng procedure in parliament" answer:"you are trying to damage me while I am doing most important work in modern history - democratic constitutution, Kosovo this, shit that..." Democrats are saying "vote for constitution - vote for modern serbia in eu".

In short, everybody are interpreting it in a way they like it.

My opinion on constitution - it is bad, it's better than old one, procedure of adopting it is ridiculous, mentioning Kosovo is nonsense.
I am still undecided on my vote, because I would vote against it for mention of Kosovo, but if it is not adopted it will only mean more delays for elections, EU negotiations and Kosovo status.

SERBIA: NUOVA COSTITUZIONE 1

(Da ANSA Balcani)

BELGRADO - La commissione elettorale serba ha comunicato oggi che, con il 98,8 per cento delle schede scrutinate, la nuova costituzione che sancisce la sovranita' serba sul Kosovo ha ottenuto il 52,31 per cento di si' degli aventi diritto al voto.

Alle urne si e' recato il 54,19 per cento e quindi, tra chi ha votato il si' ha raccolto oltre il 95 per cento dei voti. I risultati ufficiali saranno pubblicati il 2 novembre.

Un quorum risicato, conseguito sul filo di lana, ha sancito domenica sera la vittoria dei si' nel referendum sulla nuova Costituzione della Serbia, nel cui testo si dichiara intangibile - contro tutto e tutti - la sovranita' di Belgrado sulla provincia a maggioranza albanese del Kosovo.

Un risultato atteso, ma messo in ombra da un'astensione rivelatasi piu' alta del previsto, a dispetto della pressante azione di propaganda svolta a favore del si' da quasi tutto l'establishment della maggiore repubblica ex jugoslava. Qualcosa di molto simile a uno schiaffo all'attuale classe dirigente - secondo i primi commenti - che rischia di fare precipitare la crisi politica latente di un Paese tuttora in bilico fra nuove aspirazioni europee e persistenti echi del passato e di togliere forza alle stesse rivendicazioni sul Kosovo, in un clima di apatia che il tradizionale richiamo al patriottismo e' riuscito a scuotere stavolta solo in misura limitata.

In base ai dati preliminari diffusi domenica sera dal centro demoscopico indipendente Cesid, emerge che la Carta fondamentale - destinata a sostituire quella varata a suo tempo dal regime del frattanto defunto Slobodan Milosevic, deposto nel 2000 - ha ottenuto l'assenso del 51,6% del corpo elettorale: 1,6% oltre la soglia minima imposta dalla legge. Il tasso di partecipazione e' stato di poco superiore al 53%, mentre fra coloro che si sono recati ai seggi (tenuti aperti insolitamente per due giorni interi) il totale dei si' e' stato pari addirittura al 95%.

Una valanga che ha permesso al primo ministro Vojislav Kostunica e a tutti i promotori della consultazione di tirare un sospiro di sollievo e di evitare - sia pure in extremis - il clamoroso fallimento di un quorum mancato. E ha dato il via a qualche festeggiamento almeno tra cio' che resta della minoranza serba del Kosovo, dove la gente dell'enclave di Kosovoska Mitrovica - divisa dalla comunita' albanese da un ponte ormai militarizzato - e' scesa in strada protetta dai militari del contingente internazionale della Kfor.

''E' un momento importante'', ha commentato a tarda sera Kostunica. ''La Serbia ha mostrato chiaramente di volersi proteggere come Stato'', ha aggiunto: uno Stato di cui ''il Kosovo e' parte integrante''.

Il testo approvato modifica la struttura istituzionale del Paese e fissa una serie di principi democratici che dovrebbero segnare una cesura con il passato. Esso inoltre definisce la Serbia come ''uno Stato indipendente'' prendendo atto della disgregazione delle sei ex repubbliche federali della vecchia Jugoslavia, conclusosi nei mesi scorsi con il distacco da Belgrado anche del piccolo Montenegro. Rifiuta viceversa di riconoscere ogni ipotesi di divorzio del Kosovo: provincia autonoma posta di fatto sotto tutela Onu fin dalla guerra del 1999 e di cui la maggioranza albanese pretende la piena indipendenza; ma sulla quale la nuova Costituzione reclama il mantenimento della sovranita' nel nome di un legame secolare con una terra ritenuta culla della civilta' e della fede serbe.

Approvata all'unanimita' dal Parlamento - con il sostegno di tutti i principali partiti, da quelli della coalizione del governo Kostunica, agli ultranazionalisti e all'opposizione liberal-europeista del Partito Democratico del presidente Boris Tadic - la Carta ha trovato ben pochi oppositori. La campagna per il si' e' stata insistente e senza risparmio di mezzi, mentre la stesse giornate elettorali hanno visto sfilare ai seggi, sotto la luce delle telecamere, leader, personaggi noti e i maggiori dignitari religiosi del Paese: dall'influente patriarca ortodosso Pavle, che a 92 anni ha votato per la prima volta in vita sua, all'arcivescovo cattolico, al mufti' islamico e al rabbino capo di Belgrado.

Un coro che in certi momenti e' sembrato liquidare i fautori del no quasi alla stregua di traditori: evocando ''conseguenze incalcolabili per la patria'' - come ha fatto Kostunica - in caso di sconfitta del si'; o persino ''una catastrofe nazionale e un regalo ai separatisti albanesi e ai loro mentori internazionali'', secondo le parole del tribuno ultranazionalista Tomislav Nikolic.

Un coro al quale ha fatto da controcanto solo l'invito al boicottaggio del piccolo Partito liberal-democratico di Cedomir Jovanovic e di qualche sparuta organizzazione per i diritti umani, contrari a un testo ritenuto declamatorio sul Kosovo, incline al nazionalismo e non sufficientemente garantista in materia di liberta' individuali e separazione dei poteri.

In tanta sproporzione di forze rimane tuttavia alla fine la diserzione di meta' dell'elettorato. Segno di un malcontento diffuso per le promesse mancate del dopo-Milosevic e di una attenzione ai problemi quotidiani - sociali, economici e di sicurezza - che sembra far premio sui sentimenti verso il Kosovo e sulle recriminazioni contro una deriva secessionistica che a molti pare comunque ormai difficile da sventare.

''L'astensione, in questi termini, rappresenta uno schiaffo all'elite politica del Paese'', ha rilevato Slobodan Antonic, analista liberal-moderato tutt'altro che ostile alla nuova Costituzione. ''Un serio ammonimento'', ha rimarcato, in vista di quelle elezioni generali messe in cantiere per il dopo- referendum (probabilmente entro l'anno). E il cui esito si profila piu' nebuloso che mai.

Bandiera della Jugoslavia che fu