L'IDENTIKIT DEI LAUREATI ITALIANI
Cosa c'entra con i Balcani?
Nulla, ma fa riflettere sul NOSTRO Paese e su come è gestito (penosamente).
(Tratto dal Corriere della Sera)
Guadagna mille euro al mese, ha un lavoro precario e per trovarlo si affida ancora alla raccomandazione. È questo l'identikit che emerge dall'indagine sulla «condizione occupazionale dei laureati italiani 2005» condotta da Almalaurea, il consorzio che raggruppa 45 atenei e che ha coinvolto 74 mila laureati (comprese, per la prima volta, le matricole che hanno concluso gli studi con una laurea triennale).
CONTRATTI - Il primo dato che emerge dalla ricerca è l'aumento della precarietà: nel 2005, infatti, il 48,5% di chi ha conseguito la laurea l'anno prima ha un cosiddetto contratto atipico, il 7,1% è senza contratto e il 4,8% ne ha uno d'inserimento (formazione lavoro e apprendistato). In pratica solo il 39,2% può vantare un lavoro a tempo indeterminato, situazione quindi notevolmente peggiorata rispetto a quattro anni prima: nel 2001 infatti il 45,7% dei giovani laureati da un anno aveva già in tasca un contratto a tempo indeterminato ed era solo del 37,4% la percentuale degli atipici. A sorpresa, inoltre, si scopre che il contratto a tempo determinato caratterizza il pubblico impiego più del privato (25 laureati su cento contro i 38 su cento nel pubblico). Anche il contratto di collaborazione prevale ampiamente nel pubblico dove costituisce la forma prescelta per 40 occupati su cento (30 su cento nel privato).
TITOLI VINCENTI - E i corsi di laurea che spalancano più rapidamente le porte a chi ha concluso gli studi da un anno? La solita Ingegneria resta sempre al comando, seguita da Insegnamento, Architettura e area chimico-farmaceutica. Ma la vera novità sta nel fatto che i «vituperati» corsi di area umanistica pagano dazio ai corsi di area tecnico-scientifica solo a un anno dalla laurea (60,3% gli occupati scientifici contro il 50,4% degli umanisti) ma a lungo termine, dopo cinque anni, gli umanisti rimontano prepotentemente e raggiungono la parità (86% a testa).
BUSTA PAGA - Ma almeno, raggiunto l'agognato posto di lavoro, i giovani dottori si ritrovano con una busta paga adeguata? Neanche per idea. A meno di non considerare adeguati i 997 euro (netti) guadagnati in media da chi si è laureato nel 2004. Non certo un capitale, specie se consideriamo che nel 2002 chi si era laureato un anno prima guadagnava in media 1.015 euro netti. Naturalmente l'aspetto retributivo si modifica quando si va a verificare che cosa cambia considerando il sesso e l'area geografica: gli uomini guadagnano 1.136 euro al mese e le donne 885; inoltre a cinque anni dal titolo i guadagni mensili netti dei laureati (senza distinzione di genere) che lavorano al Nord (1.366 euro) sono più elevati rispetto a quelli di chi lavora nel Centro (1.281 euro) e soprattutto al Sud (1.191) euro.
COME SI TROVA IL LAVORO - Infine le modalità d'ingresso nel mondo del lavoro. In tempi di riforma del mercato occupazionale, di agenzie interinali e collocamento privato a quale sistema ricorrono i laureati? Per lo più (il 47,6%) all'iniziativa personale e al contatto attraverso la segnalazione di parenti e amici. A ciò bisogna aggiungere un 6% (era il 2,1 nel 2001) che richiede esplicitamente di essere segnalato ai potenziali datori di lavoro. Insomma un inno alla raccomandazione. Del resto, l'Italia è nettamente in testa alla classifica Ue come il Paese che usa di più la raccomandazione come modalità di ingresso nel mondo del lavoro. «Alla luce di questa indagine — fa notare Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea — emerge un quadro particolare: in Italia avremmo bisogno di più laureati per allinearci alle altre realtà europee e mondiali. Per capirci, abbiamo una percentuale di laureati inferiore a quella del Messico e appena superiore a quella della Turchia. Ma se dovessimo raddoppiare la quota di laureati, il nostro mercato del lavoro, che già annaspa, sarebbe in grado di assorbirli?».
1 Comments:
già, bella domanda... :-(
complimenti, bel blog, molto interessante :-)
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