mercoledì, agosto 30, 2006

Cronache di un'estate balcanica


Prime impressioni di un viaggio attraverso la Bosnia Erzegovina e la Serbia, frammenti di ricordi e di emozioni.
Il percorso parte da Zagabria, in una mattina soleggiata; mentre il treno che io chiamo voz e gli amici croati vlak (chissà perchè la politica vorrebbe che io debba imparare due lingue e non una, o tre, se ci mettiamo anche il bosniaco.. mah! stranezze balcaniche) si dirige verso la Bosnia fa riflettere vedere che la zona tra Sisak e il confine è ancora minata: chilometri di prati e boschi stupendi ma inaccessibili, scheletri di abitazioni e paesi divorati dalla faida.
Al posto di confine di Dobrljn la polizia confinaria bosniaca denota mezzi tecnologici di avanguardia: il poliziotto annota nominativi e numeri di passaporto su una vecchia agenda...
Si arriva a Banja Luka, in quella che la guida lonely planet definisce la "capitale dei serbi secessionisti": a dire il vero ho notato molta mescolanza tra serbi e musulmani (giovani si intende) e ben poche scritte in cirillico e ancor meno bandiere serbe, come dire, la secessione invisibile...
La città non è grande come mi aspettavo (eppure dovrebbe avere 250.000 abitanti) e alquanto disorganizzata, tanto che i tassisti ignorano se vi sia un ufficio turistico (la lonely planet giura che c'è, io non l'ho trovato).
Il primo impatto è tremendo: alle stazioni (ferroviaria e dei bus) l'inglese risulta assolutamente sconosciuto e non vi sono bancomat..
Da segnalare il castello, la chiesa ortodossa e il fiume Vrbas, teatro di sonore bevute di rakija offerta da simpatici ragazzi locali.
La seconda tappa è Jajce, graziosa cittadina tra le montagne della Bosnia centrale: si parte al mattino presto in autobus (i treni in Bosnia praticamente non esistono): ogni due ore si fa sosta, così da permettere agli autisti di farcirsi di cevapi (per i croati cevapcici), che non devono digerire al meglio, a giudicare da come guidano..
Jajce vale davvero una visita, con la sua cittadella fortificata e le sue splendide cascate, senza dimenticare la sede della prima assemblea dell'Anvoj, che proclamò la Jugoslavia socialista sotto la guida del maresciallo Tito: il sogno multietnico di quest'ultimo purtroppo si è spento nel sangue della faida degli anni '90, di cui anche Jajce reca segni vistosi.
Terza tappa Sarajevo, già nota e stabilmente nel cuore di chi scrive: l'ho trovata meglio delle altre volte, mi sembra davvero essere cominciato un cambiamento che va al di là del maquillage. Da segnalare il museo del tunnel, che non avevo ancora visto: è un'esperienza piuttosto significativa, anche se è un pò indaginoso arrivarci (si trova nel quartiere dell'aereoporto, Butimir).
Citazioni obbligate dell'esperienza bosniaca: Andrea, vicentino solitario in giro per la Jugo, Paola e Sergio conosciuti a Sarajevo, e il mitico Sead che mi ha affittato per poco una graziosa stanza nel cuore di Sarajevo vecchia: se passate di lì andate da lui, ne vale la pena (l'indirizzo è mali curciluk 13).
Dopo una settimana bosniaca è tempo di andare in Serbia: il bus però non parte dall'autostazione principale, bensì dalla parte serba di Sarajevo, che poi altro non è che la parte più orientale del quartiere di Dobrinja (al confine con il quartiere di Lukavica).
Viaggio pittoresco: dopo un'ora l'aria condizionata si rompe, (il che è assai balcanico) allora l'autista mette su l'ultimo Kusturica, peccato che dopo mezz'ora il lettore dvd segua amichevolmente l'aria condizionata e restituisca l'anima a nostro signore....
Si arriva a Belgrado dopo otto ore (e varie soste cevapi, vedi sopra) cotti.
Nota: alla frontiera non timbrano il passaporto, per alcuni tra la Repubblica Serba e la Serbia vera e propria confine non deve esservi.
Belgrado è quella di sempre, bella e caotica, ancora più colorata in estate; da ricordare il museo dell'aviazione, e lo stadio Marakana con 80.000 persone ad assistere alla sfida tra la Stella Rossa e il Milan, vinta da quest'ultimo con grande disappunto di chi scrive, tifoso della Zvezda e acerrimo rivale dei rossoneri.
Poi Pozarevac, ospite di amici tanto splendidi e ospitali da stupire chiunque non conosca questo pezzo di mondo e si affidi alle cronache dei nostri giornalai, immaginando una terra di barbari e burberi.
Altra bella esperienza è la visita a Novi Sad, capitale della Vojvodina: questa bella cittadina è davvero un pezzo di Austria-Ungheria in terra Serba, e il Danubio risulta particolarmente maestoso in questa zona.
In questa occasione provo per la prima volta i treni serbi.. no comment.
Citazioni d'obbligo:
1) Milan e gli altri
2) I tifosi della Stella Rossa, che all'entrata in campo delle squadre tirano su una coreografia con la scritta UEFA tra migliaia di bandiere rossonere: lo stadio è interdetto, fino a che, dopo dieci secondi, in mezzo alla coreografia compare l'enorme scritta MAFIOSI, e tutti giù a ridere.
(Per la cronaca, il messaggio è rivolto alla uefa, non agli italiani).
Infine il ritorno in Italia, via comodo bus Belgrado-Vicenza: al posto di frontiera di Bregana un enorme poliziotto croato sale sul pulman, vede un sacchetto contenente due (due!!!) stecche di sigarette e chiede di chi siano: non ottenendo risposta fa fermare il mezzo, scendere tutti per due ore (sono quasi le tre di notte) e aprire tutti i bagagli, per il gusto di farlo.
Per fortuna non capiva l'italiano, altrimenti sarei in carcere....
D'altronde la mamma degli imbecilli è sempre incinta....
Le foto nei prox giorni!

Bandiera della Jugoslavia che fu