sabato, giugno 23, 2012

Eppur si muove, ma dove va?




La Jugosfera (il nome lo ha coniato l'Economist) si muove. Ultimamente un pò a casaccio, certo poco aiutata da un contesto globale di lacrime e sangue e da un contesto locale di penosa approssimazione politica.

Non scrivo da qualche mese, e potrei raccontarvi che sono stato assai impegnato (abbastanza vero), un pò depresso (verissimo) ma soprattutto che aspettavo la formazione del nuovo Governo in Serbia per esprimere alcune valutazioni.

Ora, posto che il nuovo Governo serbo potrebbe non nascere da qui a Ferragosto mi arrendo.

La Serbia ha votato lo scorso 6 maggio per le elezioni presidenziali, politiche e amministrative, insomma un election day piuttosto complicato. Che ha avuto poi il suo esito finale nei ballottaggi del 20 maggio.

Il nuovo Presidente è Tomislav (Toma) Nikolic, giàt delfino del famigerato Vojislav Seselj (imputato all'aja per crimini di guerra) e leader del Partito Radicale (iper nazionalista). Qualche anno fa Toma ha tradito il suo mentore, ha fondato un nuovo partito (il Partito del Progresso) e ha intrapreso un'opera una via più moderata  - seppur non abbandonando le idee nazionaliste - accettando l'Unione Europea come unica prospettiva per il Paese e cercando di dare un immagine di se affidabile.

Ha perso due elezioni per la Presidenza della Repubblica ma al terzo tentativo il nostro eroe ha coronato il suo sogno.

La Serbia quindi torna in mano ai nazionalisti? Tutte le relazioni regionali faticosamente costruite negli anni dai democrats di Tadic sono dunque destinate all'oblio? Domattina riparte il conflitto in Kosovo (che procede sottotraccia tra barricate, provocazioni e accordi segreti)?

Calma.

Innanzitutto il contesto: si è votato perchè il Presidente Tadic ha indetto elezioni anticipate, mossa che col senno di poi definiremmo fatale, nella convinzione di poter sfruttare i risultati che aveva costruito (gli investimenti stranieri, l'accordo di adesione del Paese all'Unione Europea, l'abolizione dei visti, una difesa della sovranità serba in Kosovo basata su tanta diplomazia e il rispetto delle leggi internazionali) per frenare la disaffezione dei serbi verso di lui e il suo partito, che aveva occupato ogni posto di potere possibile spesso con persone discutibili e aveva dato sempre più spazio ai socialisti orfani di Milosevic e al loro leader Ivica Dacic, a giudizio di chi scrive l'unico vero vincitore della tornata elettorale.

Tadic ha perso la scommessa, la presidenza e la Serbia - ad oltre un mese dal ballottaggio tra lui e Nikolic è ancora senza Governo.

I socialisti di Dacic sono l'ago della bilancia nel nuovo Parlamento, i democrats escono indeboliti, i nazionalisti hanno il Presidente della Repubblica e la maggioranza relativa (ma non hanno i numeri per formare un Governo), i liberali europeisti (linea viva la Ue e del Kosovo chi se ne frega) di Ceda Jovanovic rimangono minoritari, anche per le colpe del loro leader, un'eterna giovane promessa sempre meno giovane e sempre meno mantenuta.

Affluenza bassa e piccoli partiti rimasti quindi in Parlamento, ulteriore elemento di confusione: sopravvive l'ex premier Kostunica, i radicali di Seselj e il partito delle regioni.

Fino ad oggi si sono inseguiti vertici, riunioni, cene litigi e quant'altro, sono balenate varie ipotesi (socialisti e nazionalisti contro tutti, grande coalizione democratici liberali socialisti e regioni), ma la percezione è che comandi Dacic e Tadic sia messo all'angolo: potrà diventare premier (ruolo che in Serbia conta di più del Presidente, salvo il premier sia un pupazzo del Presidente come nel Governo uscente) se darà ai socialisti di tutto di più.

Vedremo.

E Nikolic come è partito?

Molto sobriamente e con senso di responsabilità (sic...):ancora prima di insediarsi ha ricordato che Srebrenica non è un genocidio (...), che Vukovar è una città serba (e Tokio no?) e tante altre deliziose argomentazioni, applaudite soltanto dal padre-padrone dei Serbi di Bosnia, Dodik che - assieme al Presidente del Montenegro Vukojevic - è stato l'unico leader straniero a presenziare all'insediamento di Nikolic. Tutti gli altri assenti e in polemica.

Ma Nikoic non è un fesso (anzi), e la faccia cattiva che fa in Serbia ad uso e consumo domestico, scompare davanti ai partners internazionali.

Prima il nostro va a Bruxelles, fa il responsabile e incassa l'endorsement dell'Unione, poi (ieri a Rio de Janeiro per il vertice ONU) flirta addirittura con Hillary Clinton. Prorio lei, la moglie di Bill, quello del '99.
Toma - con aria assolutamente saggia e quasi meditabonda - assicura che la stabilità regionale è la priorità del Paese, che deve tornare ad essere il punto di riferimento dell'Europa sudorientale nei rapporti internazionali.

Commovente, i due vincono la copertina del topic odierno.    

Vedremo anche questo.

Altre novità di rilievo: il Ministro degli Esteri (uscente) Vuk Jeremic, l'uomo che negli ultimi anni ha fatto due volte il giro del mondo per difendere gli interessi serbi sul Kosovo è stato eletto Presidente dell'Assemlea Generale delle Nazioni Unite, al termine di una battaglia diplomatica con il competitor lituano, e con l'aiuto determinante della Russia (che ai lituani come saprete non desta grande simpatia).
L'Assemblea - almeno a livello simbolico - rappresenta il Parlamento del mondo, auguriamo a Vuk buon lavoro e ne seguiremo le imprese. Di sicuro continuerà a viaggiare, beato lui...



Infine parliamo del Gay Pride che si è tenuto a Spalato: 900 poliziotti, 500 manifestanti, l'amministrazione cittadina del folkloristico Sindaco Kerum che ha fatto di tutto per sabotare la manifestazione, il Governo centrale che ha fatto molto per sostenerla.
Io la vedo come Drago Hedl di Osservatorio Balcani, un bicchiere mezzo pieno, qualcosa si muove nella società civile, nelle teste.






Bandiera della Jugoslavia che fu