martedì, agosto 26, 2008

Dal Kosovo alla Georgia



Le cronache balneari di Agosto ci hanno portato un nuovo conflitto armato, a dir la verità sorprendente solo per chi non abbia seguito le vicende del Caucaso.
Giulietto Chiesa, noto esperto di cose russe che scrive sulla Stampa, (e del quale - pur rispettandole molto - spesso non condivido le analisi) fin dai primi del mese di Luglio aveva vaticinato più o meno tutto quello che sarebbe avvenuto, paragonando la questione osseta (e abkhaza) a quanto già visto in Kosovo.
Aveva ragione.
Appena sono scoppiate le ostilità tra la piccola Georgia e il gigante russo, ho notato con stupore che tutta l'opinione pubblica nostrana (italiana e occidentale), o per lo meno la parte di essa più cospicua si è schierata con decisione a favore di Tbilisi, dipinta come la coraggiosa e piccola repubblica democratica minacciata nella sua stessa esistenza dal despotismo imperiale russo, mai sopito, e oggi nuovamente pericoloso.
Pur non riconoscendo nella Federazione Russa un campione in materia di diritti civili e democratici non intendo entrare nella questione, se non per un paragone con quanto successo in Kosovo, e giusto perchè l'oggetto del blog è la ex Jugoslavia.
L'affaire Ossezia ha visto due attori principali, sempre loro.
La Russia: già paladina del diritto internazionale, e del conseguente corollario dell'intangibilità dei conbfini degli stati sovrani, (che nel caso del Kosovo è sanzionata da una risoluzione (1244) delle Nazioni Unite), contrapposta allo schieramento euro-americano che - almeno nel caso del Kosovo - tale diritto ha infranto senza troppi patemi (salvo emettere - gli europei - una dichiarazione ai sensi della quale il caso del Kosovo non avrebbe costituito un precedente nelle relazioni internazionali, poichè la Spagna potrebbe affrontare (Dio non voglia) problemi analoghi di matrice basca o catalana).
Nella questione caucasica invece i russi hanno portato avanti una posizione diametralmente opposta, citando peraltro proprio il precedente kosovaro, e intervenendo a difesa della propria popolazione a seguito di una (supposta) pulizia etnica da parte georgiana, secondo un meccanismo di legittimazione simile a quello da noi usato nel 1999, e ricorderete in che area.
Gli Stati Uniti: anche da questa parte si è registrato un atteggiamento opposto a quanto detto (e fatto) in Kosovo: sostegno (solo verbale per carità, così come lo è quello russo a Belgrado per il Kosovo) alla Georgia, difesa a spada tratta della sua integrità territoriale, in linea con il diritto internazionale (sic!).
La conclusione è chiara è ha un nome arcinoto: realpolitik.
Gli Stati, come ricorda efficacemente Sergio Romano in un commento pubblicato su Panorama, perseguono il proprio interesse: il sostegno a parti terze così come l'invocazione o meno del diritto internazionale, sono eventuali e comunque sempre strumentali a questo interesse.
Tim Judah, esperto "balcanista", sulle colonne del LA Times arriva alla stessa conclusione: "Some editorialists have argued that Kosovo's independence has set a precedent that Moscow is now following. They seem to me to be obscuring the point and confusing the issue for ordinary readers. The simple truth is that whatever the rules, the (contested) laws and indeed the rights or wrongs of the issue, might makes right".
Alla fine è il più forte che vince, qualunque sia il contesto normativo, la forza lo pone nel giusto.
Finirà così: dopo il Kosovo, presto saranno indipendenti l'Ossezia del Sud, l'Abkhazia, e la Transnistria.
Il perchè è chiaro, e i Balcani lo hanno mostrato con particolare evidenza: vince il più forte, inteso come colui il quale ha l'appoggio dell'amico più forte.
Avete presente i bulli a scuola?
Non è poi tanto diverso.

lunedì, agosto 25, 2008

Sarajevo Film festival


La XIV edizione del Sarajevo Film Festival è stata vinta dal film croato Buick Riviera, trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo dello scrittore sarajevita Miljenko Jergovic. Il film ha permesso anche al regista Goran Rusinović di ottenere il premio alla miglior regia. La storia è quella di un incontro fortutito su una strada americana tra un Croato-Bosniaco e un Bosgnacco, durante la guerra degli anni '90. Lo aspettiamo nelle sale italiane.

Bandiera della Jugoslavia che fu