mercoledì, settembre 30, 2009

A difesa di Belgrado, con la mente e con il cuore



Sono giorni di sofferenza per chi ama Belgrado.

La capitale serba (e di riflesso tutto il Paese) sono tornate al centro dell'attenzione per una serie di gravi episodi di violenza, soprattutto a danni di stranieri. In seguito a uno di questi attacchi indiscriminati ha perso la vita un giovane tifoso francese, il ventottenne Brice Taton, "colpevole" di aver assistito ad una partita di calcio della sua squadra del cuore in una terra straniera.

Nei giorni successivi gli attacchi si sono ripetuti, e alla fine la minaccia squadrista degli hooligans (perchè questi gruppi di giovani violenti sono organizzati all'interno delle tifoserie calcistiche o dei partiti politici estremisti) ha umiliato lo Stato cancellando il gay pride.

Si tratta di un brutto momento, per certi aspetti drammatico ma ritengo opportuno (di più sento il dovere) puntualizzare alcune cose.

Io a Belgrado vado da una vita, e lo faccio spesso (mai quanto vorrei).

Sono stato nella città bianca in tanti momenti che - per uno straniero - avrebbero potuto essere considerati "sensibili" (l'inizio del processo a Milosevic, l'indipendenza del Kosovo) e mai ho avuto problemi.

Sono stato allo stadio a vedere la mia Stella Rossa, ero l'unico italiano in mezzo a migliaia di tifosi, gli avversari erano italiani (il Milan), la partita era sentita ma non è successo nulla.

Chi va a Belgrado non può non innamorarsi delle persone, della loro gentilezza, della loro disponibilità.

E non può esimersi da salutari passeggiate notturne, in una città silenziosa e incredibilmente priva di traffico, che trasmette una sensazione di sicurezza - quasi domestica- che non ho mai sentito in nessun altro posto al mondo, neanche nel mio quartiere a Torino.

Belgrado non è il Bronx: oggi e domani saranno in tanti a Trg Republike; porteranno fiori, porteranno candele, porteranno orgoglio, amore e rabbia.

Guardateli bene quando passeranno, e non scordateveli, perchè Belgrado sono loro.

martedì, settembre 29, 2009

End in site for Yugoslav domains


Websites using the .yu domain extension will cease to be available online from 30 September.

The extension - assigned to the former Republic of Yugoslavia - has been replaced by .rs (for Serbia) and .me (for Montenegro).

Icann - which oversees the assigning of top-level domain names - allowed extra time for sites to make the transition before removing the .yu extension.

It is thought up to 4,000 websites have still not migrated to a new domain.

However, the Serbian National Register of Internet Domain Names has requested a postponement of several months; The Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (Icann) is meeting to consider the request.

Icann removed the .yu extension from their list of approved country domain names in 2006.

The former Republic of Yugoslavia was renamed Serbia and Montenegro in 2003, although Montenegro subsequently broke from the union in 2006.

Icann says the .rs and .me extensions are now the appropriate domain names as the Republic of Yugoslavia no longer exists.

Established in 1989, the .yu domain was first assigned to the Socialist Federal Republic of Yugoslavia.

With the break-up of the Socialist Republic at the start of the Balkan wars, the .yu domain was held by newly independent Slovenia but was eventually passed on to the Federal Republic of Yugoslavia in 1994.

Since then, it has been managed by the Yugoslav Domain Registry at the University of Belgrade.


(BBC)


Bandiera della Jugoslavia che fu