martedì, aprile 06, 2010

Nuovi colloqui in Bosnia Erzegovina



La Bosnia torna al centro dell’attenzione diplomatica internazionale.
Sono arrivati oggi a Sarajevo il segretario americano alla difesa Steinberg e il ministro degli esteri spagnolo Moratinos (la Spagna è in questo momento Presidente di turno dell’Unione Europea) per tentare nuovamente di spingere i politici bosniaci a promuovere un processo riformatore che faccia uscire il Paese dall’immobilismo politico conseguente al macchinoso sistema istituzionale figlio del Trattato di Dayton.
I tentativi precedenti fino ad ora sono falliti miseramente.
L’ultimo lo scorso mese di Ottobre, quando lo stesso Steinberg e il ministro degli esteri svedese Bildt (allora la Svezia era il Presidente di turno) tentarono – senza successo – di convincere le controparti (serba, bosgnacca e croata) ad implementare una serie di riforme che avrebbero reso più solida la struttura del Paese, e ne avrebbero consentito un più rapido avvicinamento alla Ue e alla Nato.
Come sempre i politici locali sono rimasti sordi all’appello: l’attuale sistema politico premia i partiti di estrazione nazionalista, e incoraggia di conseguenza la classe dirigente locale a mantenere una rigida divisione etnica, propedeutica alla conservazione del proprio potere politico-clientelare all’interno delle due entità (la federazione croato-bosniaca e la repubblica serba).
Fino ad oggi la carota non ha funzionato: il Paese è bloccato, l’alto rappresentante continua a (non) esercitare i propri poteri coercitivi, e la comunità internazionale continua sostanzialmente a mantenere una missione molto costosa e che sembra non dare alcun risultato, se non quello di impedire un nuovo conflitto (peraltro molto inverosimile).
E’ arrivato forse il tempo del bastone?



Non dimentico che la giornata di ieri rappresenta l’anniversario dell’inizio dell’assedio di Sarajevo, il più lungo che si ricordi nell’era moderna; era il 5 aprile del 1992.
Purtroppo sono in tanti a non ricordarsene.

Bandiera della Jugoslavia che fu