giovedì, dicembre 18, 2008

Lite di vicinato



Torna alla ribalta la diatriba tra Croazia e Slovena relativa ai propri confini.
L'oggetto del contendere riguarda la zona della baia di Pirano e la zona nota come Bijela Krajina; la questione - in attesa di un prossimo giudizio da parte della Corte Internazionale di Giustizia e già oggetto di un tentativo di mediazione da parte della Francia, Presidente di turno dell'Unione Europea - è approdata a Bruxelles.
Il premier sloveno Borut Pahor, appena insediato e con il sostegno di tutto il parlamento ha chiesto il blocco dei colloqui per l'adesione croata a Bruxelles fino a che la disputa territoriale non sia risolta.
La Croazia, per voce del premier Sanader e del presidente Mesic, ha ostentato tranquillità, mentre la Ue ha ricordato come le dispute territoriali siano materia spettante ai singoli Stati, anche se l'esame dei "dossier" presentati da Zagabria a Bruxelles è stato effettivamente bloccato (in parte).
La questione dimostra come sia necessario accerescere la sovranità dell'Unione a discapito del peso degli Stati, ancora in grado - troppo spesso in modo disinvolto - di disporre di un potere di veto.
Usare la propria appartenenza all'Unione in modo ricattatorio peraltro non pare molto rispondente ai principi a cui la Ue si ispira; non ricordo poi, al momento dell'ingresso di Lubiana, alcun atteggiamento simile da parte di altri Stati (come l'Italia, che pure avrebbe potuto trarne vantaggio chiedendo la definizione delle note vicende post belliche relative al confine orientale): e ritengo che questo sia stato il modo migliore di operare.
Nessuno ha avuto da obiettare altresì quando il Governo sloveno ha gestito in maniera perlomeno "discutibile" la triste problematica dei cosiddetti "cancellati", ovvero i cittadini ex jugoslavi residenti sul suo territorio, in maniera poco civile e per nulla "europea".
Abbiamo commesso un errore che non scopriamo certo oggi.

Bandiera della Jugoslavia che fu