
Colpevolmente in ritardo (dovevo preparare un concorso pubblico sostenuto stamane e dagli esiti assai incerti) ecco il resoconto del mio ultimo tour in Serbia.
Motivo del viaggio è stato il matrimonio degli amici Milan e Vanesa, convolati a giuste nozze in quel di Pozarevac Domenica 21 Settembre.
Ma andiamo con ordine.
Primo problema: il volo Malpensa - Belgrado è gestito da Alitalia, quindi (erano i giorni della tempesta) il rischio di non trovare più l'aereo era concreto, ma fortunatamente a Beograd ci sono arrivato.
Tempo inclemente, piove e fa freddo, ma Belgrado è splendida a prescindere dal meteo ( e poi con il clima rigido la sljivo si apprezza di più). La città è caotica come sempre, giornali e tv parlano soprattutto del futuro politico dei radicali e di Nikolic, del prossimo Consiglio dell'Unione Europea ( che raffredderà abbastanza le speranze serbe per un ingresso "rapido" in Ue) e dalla battaglia politica che il Presidente Tadic porterà davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per poter adire la Corte Internazionale di Giustizia sulla legittimità dell'indipendenza kosovara (mio pronostico: ce la farà; valenza politica e pratica che avrà la sentenza della CIG, simbolica, semprechè la Corte non si dichiari pilatescamente incompetente a decidere sulla questione).
Sui muri del centro il solito manifesto stilizzato con la scritta Србин (Serbo): stavolta il volto non è più quello del ragazzo morto durante l'assalto hooligan all'ambasciata americana bensì quello di Karadzic, nella sua versione più conosciuta e presentabile (non quella del dottor Dabic insomma).
La sensazione è che ormai il nazionalismo stia comunque scivolando in netta minoranza, ed è una bella sensazione.
Passiamo a qualcosa di più gastronomico: dove si mangia proprio bene e a Skadarlija, il quartiere (o meglio la via) bohémien di Belgrado; consiglio il Sesir Moj, il mio preferito, dove non mi sono fatto mancare una superba Karadjordjeva Snicla (involtino impanato di carne di vitello ripieno di Kajmak). E non parliamo dell'Ajvar..
Il tutto annaffiato da una(?) buona bottiglia di Vranec.
Nella mia permanenza ovviamente non sono mancate pljeskavice, raznjci e punjene paprike (ma stavolta niente sarma ora che ci penso).
E veniamo alle Nozze: cerimonia ortodossa, davvero particolare per chi è abituato alle nostre.In Chiesa si sta in piedi per tutto il tempo della funzione, che di fatto è un monologo del sacerdote, il quale legge una specie di formulario a velocità impressionante, interrompendosi di tanto in tanto per alcuni canti.
Il momento più emozionante è quando sposi, testimoni e sacerdote fanno alcuni giri intorno all'altare spargendo incenso, e i nubendi indossano una corona (si una proprio una corona!).
All'uscita dalla Chiesa manca l'abitudine nostrana (e ho scoperto anche greca) di tirare il riso: in Serbia si lanciano monete, prontamente raccolte da alcuni bambini rom presenti con i propri parenti e i loro strumenti musicali tradizionali alla Kusturica.
Gli sposi non erano proprio dell'idea di avere la banda, ma questi stazionano davanti alla Chiesa in attesa di matrimoni, e a me - come immaginerete - la cosa non è dispiaciuta affatto (anzi avevo protestato perchè volevo la banda zigana a tutti i costi).
La parte ristorante è più o meno come da noi, tanta allegria, tantissimo cibo (strano in Serbia eh?) e tantissima rakija.
Ultima citazione è per il sottoscritto: a grande richiesta non ho potuto esimermi dal cantare "O Sole Mio", giusto per portare un pò del mio Paese al mio secondo Paese, a cui voglio sempre più bene.
Ah dimenticavo..
L'ultimo giorno anche un bel burek.
Era per colazione.