Che succede in Croazia? (intervallo dalla pausa di riflessione)
Una striscia di oscuri omicidi ha sconvolto la Croazia (e in particolare la sua splendida capitale) facendo sprofondare il Paese in un clima di inquietudine e angoscia.
Ciò che sorprende, in un Paese che appare stabile e lanciato (finalmente) verso la piena adesione all’Unione Europea (come conferma oggi la BBC) e sempre che la Slovenia non si opponga, secondo la logica del nano con delirio di onnipotenza che già l'Olanda persegue con testardaggine nel boicottaggio verso la Serbia, è l’improvvisa (e inaspettata) furia omicida che ha riportato le storie di mafia in prima pagina.
Qualche settimana fa era stata assassinata la giovane Ivana Hodak, nota per essere la figlia di un ex ministro del Gabinetto Tudjman (Ljerka Mintas Hodak) e di un famoso avvocato (Zvonimir Hodak), difensore di un ex generale dell’esercito croato in odore di malavita (Vladimir Zagorec) appena estradato (con polemiche) dall’Austria.
Come se non bastasse la povera (e bella) Ivana era fidanzata con un altro avvocato (Ljubo Pavasovic), difensore del peggiore nemico del generale Zagorec, un noto esponente malavitoso di nome Hrvoje Petrac che ora è tra gli indiziati dell’omicidio.
L'eco del successivo omicidio(in cui ha perso la vita il direttore del Nacional, Ivo Pukanic assieme a un collaboratore)scomoda anche indagini delicatissime, come quella italiana nei riguardi del Presidente Djukanovic .
Insomma il momento è difficile, quasi da resa dei conti tra il potere ufficiale e la zona grigia, quell’intreccio di interessi e connivenze politico criminali che nei Balcani occupano ancora un ruolo di primo piano; la stessa lotta è in corso in Serbia, qualcosa di simile sarebbe auspicabile in Montenegro. I conflitti dello scorso decennio hanno dato alle mafie un enorme potere, spesso tollerato se non incoraggiato dalle autorità, in un momento che richiedeva assoluta unità nazionale, a qualsiasi costo.
Come non ricordare che tra i primi difensori di Sarajevo vi furono proprio le gang criminali?
Il problema è che quando le guerre finiscono questi contropoteri rimangono, e ti presentano il conto del lavoro sporco che hanno fatto per te, e a quel punto – come ha affermato il Presidente Mesic – si arriva al “Noi o loro”, e crea angoscia sentire il premier Sanader sostenere che Zagabria non diventerà come Beirut.
La Croazia è un paese che si sta modernizzando a forte velocità, lo so perché ci sono stato spesso, e non do molto peso al folklore nazionalista e becero di qualche cantante o di qualche (?) vescovo.
La lotta alla criminalità, così come la lotta parallela che avviene in Serbia merita la nostra attenzione (tra i primi arresti, una decina, c’erano anche due serbi: nella cooperazione interregionale la criminalità è sempre molto avanti rispetto ai governi, e non solo nei Balcani).
Anche solo per smentire l’Economist, delle cui prediche a mezzo mondo non ne possiamo davvero più.
Ciò che sorprende, in un Paese che appare stabile e lanciato (finalmente) verso la piena adesione all’Unione Europea (come conferma oggi la BBC) e sempre che la Slovenia non si opponga, secondo la logica del nano con delirio di onnipotenza che già l'Olanda persegue con testardaggine nel boicottaggio verso la Serbia, è l’improvvisa (e inaspettata) furia omicida che ha riportato le storie di mafia in prima pagina.
Qualche settimana fa era stata assassinata la giovane Ivana Hodak, nota per essere la figlia di un ex ministro del Gabinetto Tudjman (Ljerka Mintas Hodak) e di un famoso avvocato (Zvonimir Hodak), difensore di un ex generale dell’esercito croato in odore di malavita (Vladimir Zagorec) appena estradato (con polemiche) dall’Austria.
Come se non bastasse la povera (e bella) Ivana era fidanzata con un altro avvocato (Ljubo Pavasovic), difensore del peggiore nemico del generale Zagorec, un noto esponente malavitoso di nome Hrvoje Petrac che ora è tra gli indiziati dell’omicidio.
L'eco del successivo omicidio(in cui ha perso la vita il direttore del Nacional, Ivo Pukanic assieme a un collaboratore)scomoda anche indagini delicatissime, come quella italiana nei riguardi del Presidente Djukanovic .
Insomma il momento è difficile, quasi da resa dei conti tra il potere ufficiale e la zona grigia, quell’intreccio di interessi e connivenze politico criminali che nei Balcani occupano ancora un ruolo di primo piano; la stessa lotta è in corso in Serbia, qualcosa di simile sarebbe auspicabile in Montenegro. I conflitti dello scorso decennio hanno dato alle mafie un enorme potere, spesso tollerato se non incoraggiato dalle autorità, in un momento che richiedeva assoluta unità nazionale, a qualsiasi costo.
Come non ricordare che tra i primi difensori di Sarajevo vi furono proprio le gang criminali?
Il problema è che quando le guerre finiscono questi contropoteri rimangono, e ti presentano il conto del lavoro sporco che hanno fatto per te, e a quel punto – come ha affermato il Presidente Mesic – si arriva al “Noi o loro”, e crea angoscia sentire il premier Sanader sostenere che Zagabria non diventerà come Beirut.
La Croazia è un paese che si sta modernizzando a forte velocità, lo so perché ci sono stato spesso, e non do molto peso al folklore nazionalista e becero di qualche cantante o di qualche (?) vescovo.
La lotta alla criminalità, così come la lotta parallela che avviene in Serbia merita la nostra attenzione (tra i primi arresti, una decina, c’erano anche due serbi: nella cooperazione interregionale la criminalità è sempre molto avanti rispetto ai governi, e non solo nei Balcani).
Anche solo per smentire l’Economist, delle cui prediche a mezzo mondo non ne possiamo davvero più.
2 Comments:
ciao beppe,
sono di corsa perchè ho un impegno..
bravo che hai interrotto il digiuno
ma che mi dici del giornalista croato ucciso dalla mafia ?
ho letto veloce ma non mi sembra che ne parli..
è quello della foto..
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