martedì, dicembre 05, 2006

D'ALEMA A BELGRADO, ITALIA 'RISTRUTTURA' IL DEBITO A SERBIA E MONTENEGRO



BELGRADO, 4 dic - ''Ho voluto ricordare, perche' e' sempre giusto dire tutto''. E' la fine di una mattinata veloce e intensa a Belgrado, carica di significati ed emozioni. Massimo D'Alema ha incontrato le massime autorita' serbe parlando della strada di Belgrado verso l' Europa e del futuro. Ma, adesso, per un attimo guarda al passato, all' intervento della Nato contro la Serbia di Slobodan Milosevic nel 1999 che lui visse da presidente del Consiglio di un paese in prima linea. Il ministro degli Esteri parla di un momento per lui ''difficile e doloroso'', che ha segnato il suo impegno politico e anche, confessa, la sua ''esperienza umana''. ''Per me e' particolarmente emozionante - racconta il capo della diplomazia italiana - essere qui, ormai dopo anni da quel tragico conflitto che fu un momento doloroso''. E quello di oggi e' un ritorno nel segno dell' ''amicizia'' e del ''sostegno'' che adesso l' Italia da' in maniera convinta a questo paese che ''si e' rimesso in cammino, ad una democrazia che si sta costruendo, ad un popolo che vuole esercitare un ruolo importante nel futuro dell' Europa''. D'Alema parla di tutto questo dopo una cerimonia simbolica dei rapporti stretti che oggi legano Roma e Belgrado. Il titolare della Farnesina ha partecipato alla cerimonia di ''Palazzo Italia'', un progetto con il quale vengono unificati gli uffici degli enti italiani presenti a Belgrado per creare uno spazio che possa offrire una visione piu' ampia dell' Italia di oggi. Il complesso sorge a qualche centinaio di metri dal vecchio ministero della Difesa serbo, che porta ancora intatti i segni dei bombardamenti della Nato. Ma quella di oggi e' una Serbia diversa e D'Alema lo ripete piu' volte dopo gli incontri avuti con le autorita' serbe: il presidente Boris Tadic, il primo ministro Vojislav Kostunica e il ministro degli Esteri, Vuk Draskovic. Di questa nuova Serbia l' Italia vuole continuare ad essere un partner strategico ed accompagnarla nel cammino dell' integrazione nell' Unione Europea e del sistema di sicurezza della Nato. Per questo l' Italia e' stata tra i paesi che al recente vertice della Nato a Riga ha insistito affinche' la Serbia venisse inclusa nella 'Partnership for peace' e intende chiedere la ripresa dei negoziati per un accordo di associazione e stabilizzazione con l' Unione Europea. Quest' ultima richiesta e' naturalmente subordinata alla collaborazione della Serbia con il Tribunale penale internazionale. La visita di D'Alema capita in un momento decisivo per la costruzione del futuro della nuova Serbia. Il 21 gennaio si terranno elezioni importanti e l' auspicio italiano e' che il risultato incoraggi ancora la prospettiva di un consolidamento democratico e dell' apertura verso l' Unione Europea. Subito dopo le elezioni si attende la presentazione del rapporto dell' Onu sullo status del Kosovo. Su quest' ultimo argomento D'Alema ritiene che alla fine ''una soluzione si potra' trovare'' se non ci saranno ''assurde rigidita' '' dettate da ''fattori simbolici''. I simboli non vanno sottovalutati, spiega il ministro, ma qui si parla di una provincia dove la gente deve e dovra' vivere. Per questo il consiglio rivolto a tutte le parti dal ministro degli Esteri e' quello di ''non scavare trincee o erigere barricate'' e cercare una ''soluzione rispettosa'' delle aspettative della maggioranza dei cittadini kosovari ma che al tempo stesso ''non sia una umiliazione per la Serbia e dia garanzie precise per le minoranze in Kosovo''. Si tratta di una situazione ''molto complessa'', riconosce D'Alema, che richiedera' ''una certa flessibilita' ''. In questa situazione difficile l' Italia vuole dare il suo contributo. ''Saremo partecipi e non spettatori'', assicura D'Alema, ricordando la presenza militare italiana nella regione, nelle file dell' Onu, e il fatto che Roma dal primo gennaio sara' membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. D'Alema riparte da Belgrado confortato dalle parole del presidente Tadic, il quale ha riconosciuto che per Belgrado fare i conti con il passato, comprese le atroci vicende dei crimini di guerra, non e' un'imposizione ma una necessita'.(ANSA).


BELGRADO - L'Italia ha cancellato meta' del vecchio debito jugoslavo ereditato nei suoi confronti dalla Serbia e dal piccolo Montenegro e ha accordato una generosa ristrutturazione a lungo termine sulla meta' rimanente. L'ha suggellato un'intesa ad hoc, per un importo complessivo di circa 200 milioni di euro, formalizzata oggi a Belgrado. L'Accordo di riduzione e ristrutturazione del debito e' stato firmato nella sede dell'ambasciata d'Italia dal sottosegretario agli Esteri Famiano Crucianelli per conto del governo di Roma, dal ministro delle relazioni economiche internazionali Milan Parivodic a nome della Serbia e dal ministro delle finanze Igor Lukic a nome del Montenegro: ultima repubblica ex jugoslava a essersi resa indipendente da Belgrado nel maggio scorso. La cerimonia si e' svolta - come ha sottolineato l' ambasciatore Alessandro Merola - a margine dell'odierna visita a Belgrado del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, ripartito dalla capitale serba verso Mosca qualche ora prima di Crucianelli, dopo incontri di vertice con l'omologo serbo Vuk Draskovic, il premier Vojislav Kostunica e il presidente della repubblica, Boris Tadic. L'intesa prevede l'abbonamento di crediti commerciali per 96 milioni di euro (il 54% del totale) alla Serbia e la ristrutturazione della restante somma di 79 milioni di qui al 2041. Condizioni analoghe sono applicate al Montenegro per la propria quota del debito contratto a suo tempo dall'allora Repubblica Federale di Jugoslavia. L'accordo e' stato definito nel quadro di quello multilaterale fissato nel dicembre 2001 in seno al Club di Parigi, in base al quale gli Stati creditori di Belgrado (tra cui l'Italia, che e' inserita al settimo posto per entita' delle somme prestate) si impegnavano a cancellare in totale 3,3 miliardi di dollari di debiti, su 4,5 miliardi complessivi, per favorire le riforme politiche ed economiche intraprese dai governi democratici del dopo-Milosevic. ''Si tratta di un documento dal profondo significato politico - ha spiegato Crucianelli all'Ansa -, che dimostra quanto importanti siano Serbia e Montenegro per l'Italia in una regione vicina come quella dei Balcani e quale amicizia ci leghi a questi Paesi''. Il sottosegretario ha rilevato come da un punto di vista tecnico l'alleggerimento del debito ''contribuisca alla riduzione dell'indice di rischio'' dei due Paesi, abbattendo ''un elemento negativo per il commercio e gli investimenti''. Ma ha aggiunto che l'intesa odierna si pone sulla falsariga di una piu' vasta strategia dell'attenzione volta a favorire ''i processi di riforma economica e politica''. Una strategia che e' stata fra l'altro testimoniata di recente dall'intesa sulla facilitazione del regime dei visti tra Italia e Serbia, oltre che dall'impegno di Roma per l'inclusione di Serbia e Montenegro nei programmi di partnership for peace della Nato e per l'auspicata ripresa dei negoziati dell'Ue con Belgrado. Sullo sfondo - ha concluso Crucianelli - c'e' la consapevolezza che ''i Balcani sono una priorita' per l'Italia'' e che la Serbia, in particolare, ''e' parte importante di questa regione''. Una realta' da non isolare.

Bandiera della Jugoslavia che fu