
E' crisi diplomatica fra Italia e Croazia.
Le parole con le quali il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva celebrato il giorno dedicato alle vittime delle foibe (lo scorso 10 febbraio), hanno scatenato una serie di reazioni durissime da parte croata, fino alla più alta carica istituzionale, il Presidente Stipe Mesic, il quale è arrivato ad accusare il collega italiano di razzismo e revisionismo, nonchè di voler rimettere in discussione il Trattato di Osimo (1975).
Immediata la replica italiana, con la convocazione alla Farnesina dell'ambasciatore croato Tomislav Vidosevic.
Ma che senso ha tutto ciò nel 2007?
Possibile che dopo sessanta anni un dibattito sereno non sia possibile?
Il confine orientale è sporco del sangue di tanti innocenti, italiani croati, sloveni e serbi, trucidati barbaramente da regimi diversi, per interessi diversi.
La memoria è necessaria, poichè deve (dovrebbe) essere un antidoto contro il virus del nazionalismo, dell'esclusione e della persecuzione.
L'Europa nasce proprio come rigetto di quegli abusi, i quali vanno sempre ricordati, a prescindere dalle parti, e - soprattutto - a prescindere dalle misere strumentalizzazioni di chi vorrebbe continuare a vivere e prosperare sulle divisioni.