giovedì, aprile 22, 2010

Tra passato e futuro la partita è decisiva



Dalla Bosnia giungono sempre notizie contaddittorie (in linea con il Paese potrebbe dirsi).

Molto significativa la visita ufficiale del presidente croato Josipovic, che si è recato nel villaggio di Ahmici, teatro durante la guerra di un massacro di civili musulmani da parte delle forze croate.

Josipovic (che poi ha parlato - primo presidente croato a farlo) davanti al Parlamento bosniaco ha offerto le scuse del proprio paese per i crimini commessi durante le guerre jugoslave e ha auspicato una crescente cooperazione regionale.


Il presidente - come era prevedibile - ha subìto il duro attacco della destra croata, incarnata dall'Hdz, (il partito nazionalista fondato dal defunto presidente Tudjman) che oggi esprime il primo ministro Jadranka Kosor.

Nulla di nuovo.

Si tratta dello stesso canovaccio già visto in Serbia contro il presidente Tadic dopo l'approvazione da parte del parlamento serbo di una risoluzione di condanna dei "crimini" commessi a Srebrenica; il meccanismo è chiaro: appena qualcuno si muove sulla via della riconciliazione subito i nazionalisti cominciano ad abbaiare.

Peraltro è singolare che altre critiche a Josipovic siano giunte dalla Republika Srpska, secondo cui il presidente croato non avrebbe onorato anche le vittime serbe.

E per restare alla parte serba (parliamo di Republika Srpska per essere precisi) si registra l'ennesimo scontro tra il presidente/proprietario dell'entità serba di Bosnia, Dodik e il rappresentante della comunità internazionale in Bosnia Erzegovina, Inzko.

Motivo del contendere è una risoluzione che il parlamento dell'entità serba ha approvato lo scorso 19 aprile, mettendo nuovamente in discussione il genocidio di Srebrenica, con il solito campionario di fandonie che la propaganda serba ci propina da quindici anni a questa parte e che - per rispetto e decenza - non intendo ripetere in questa sede.

L'ufficio del rappresentante internazionale ha risposto con una nota molto dura(http://www.ohr.int/ohr-dept/presso/pressr/default.asp?content_id=44835) nella quale si condanna il nuovo tentativo di distorcere la verità storica e processuale sui fatti di Srebrenica.

Non si possono che auspicare - ancora una volta - provvedimenti da parte della comunità internazionale, utilizzando quei poteri che le sono attribuiti dal trattato di Dayton.

Il momento storico è decisivo: oggi con i nuovi attori politici presenti nella regione (Pahor, Josipovic e Tadic) si percepisce una forte volontà politica di superare il passato e riattivare una rete regionale che potrebbe risultare decisiva per la competitività dei paesi della regione nell'Unione europea.

Dall'altra parte i nazionalisti sanno che la loro sopravvivenza politica dipende dall'esito di questo processo.

Negli anni '90 hanno vinto loro, oggi forse c'è ancora tempo per impedirlo.


1 Comments:

At 12:19 PM, Blogger Unknown said...

Il Guardian la vede in modo simile, ma è più critico.
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2010/apr/21/croatia-fragile-progressive-voice

 

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