giovedì, ottobre 12, 2006

Il serbo Tadic avverte l'Occidente


«Sul Kosovo nessuna imposizione»
12/10/2006
di Giuseppe Zaccaria (da lastampa.it)


ROMA. Ci si creda o no, oggi in giro per il mondo c'è un serbo ragionevole. Il fatto poi che questo serbo - per inciso, eletto presidente della Repubblica nel 2004 - debba farci ripensare all'attuale (e ancora inespressa) nuova politica dei blocchi è altro problema, ma per metterla in termini più concreti Boris Tadic, 48 anni, belgradese, europeo, colto, brizzolato, elegante, metropolitano, ha trascorso due giorni in Italia incontrando leaders di governo e capi di organizzazioni internazionali.

Lui cerca di convincere gli altri che dalla parte di coloro che venivano considerati brutti, sporchi e cattivi le condizioni di credibilità sono pressocché esaudite e forse è giunto il momento di modificare la vecchia idea. Essenzialmente lui dice: adesso siano buoni e democratici, per favore smettetela con le richieste teoriche e ultimative sennò nessuno può sapere cosa accadrà in futuro. E' alto, educato, democratico e pare anche anche buono, dunque prestiamogli attenzione.

Allora presidente, in pochi mesi pare che in Serbia stia per cambiare tutto: persone, profili, personalità ed uomini...è vero?
«Ieri ho semplicemente chiesto al primo ministro Prodi di includere le scadenze politiche serbe nel calendario europeo, e questo significa considerare il fatto che entro la fine del mese noi avremo un referendum sulla nuova Costituzione ed entro la fine dell'anno nuove elezioni politiche. Prima ancora abbiamo dovuto affrontate momenti quali la morte di Slobodan Molosevic, le reazioni dei nostalgici, le richieste del Tribunale Internazionale dell'Aja... davvero non so cosa si possa pretendere in più da un presidente».

Le chiedo: la scadenza Kosovo si avvicina, l'altro ieri l'inviato europeo Ahtisaari ha detto che per l'indipendenza della provincia non vede «soluzioni negoziali», secondo lei come andrà a finire?
«Non lo so ancora, però fino ad oggi parlare del Kosovo ha significato negoziare. Altrimenti avremo una soluzione imposta che non sarà utile a nessuno. Qualsiasi atto d'imperio provocherebbe ancora più problemi nel futuro, dall'Europa balcanica fino alla Georgia...»

Parla di Georgia: Vladimir Putin ha appena detto di essere pronto a porre il veto a qualsiasi atto d'imperio delle Nazioni Unite...
«Apprezziamo questa posizione come il fatto che diversi Paesi del “Gruppo di contatto” (parlo della Spagna, dell'Italia, della Gran Bretagna, della Francia) esprimano perplessità su questa soluzione... La Russia come gli Stati Uniti seguono i propri interessi strategici e noi come serbi cerchiamo di insecirci».

Nel preambolo della vostra nuova Costituzione democratica è scritto che la Serbia considera il Kosovo come «parte integrante della Nazione». Cosa significa questo?
«Semplicemente che in tutte le carte costituzionali del mio Paese, a partire dal 1912, questa appartenenza è stata menzionata, e continua ad esserlo».

Le domando: il 5 ottobre di sei anni fa il suo Paese usciva dal regime di Slobodan Milosevic: cosa avete fatto nel frattempo?
«Abbiamo ricreato un vivere civile, oggi in Serbia non esiste più una polizia che attacca le opposizioni, stiamo costruendo un'economia che cresce del 5 o 6 per cento all'anno, manteniamo la disoccupazione sotto il 10 per cento...insomma, stiamo cambiando e vogliamo risolvere i nostri problemi - da quello del Kosovo agli altri - in maniera politica e non ultimativa, come cercava di fare Slobodan Milosevic. Le sembra poco?»

Naturalmente, no. Però le domando ancora: può esistere per il Kosovo una soluzione condivisa?
«Io le ripeto che anche la prossima settimana a Helsinki dirò a Xavier Solana e agli altri interlocutori europei che l'avvicinamento della Serbia all'Europa non può essere determinato dall'arresto del generale Ratko Mladic, o meno. Io sono il prino ad essere deluso dal nostro livello di collaborazione con il Tribunale dell'Aja, però penso anche che le questioni generali debbano essere affrontate su un piano diverso».

Beh, lasciamo perdere il Kosovo. Presidente, lei si propone come uomo normale in una Serbia che normale non è: come vede le elezioni del prossimo dicembre?
«Come una grande sfida fra le formazioni democratiche e il partito dei radicali. E' per questo che mi ricandido, tento di prestare il mio volto alla democrazia».

2 Comments:

At 10:09 PM, Anonymous Anonimo said...

votaboris,votaboris... scherzi a parte è da votarlo veramente.

 
At 10:07 AM, Blogger Unknown said...

condivido.. di certo è il meno peggio... :)

 

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